di Marina Crisafi - Niente più accertamenti strumentali per i classici colpi di frusta, che invece delle consuete "lastre" potranno essere verificati con il semplice controllo clinico. È uno degli emendamenti (tra gli oltre 1200) presentati al ddl concorrenza all'esame delle commissioni al Senato, in un clima di tensioni tra partiti, sindacati, associazioni, lobby e categorie.
Un ddl che a quanto pare non riesce ad "accontentare" tutti ed è sottoposto a continue revisioni sin dalla sua presentazione, ad opera del Governo, nel febbraio dello scorso anno. L'obiettivo è quello di semplificare le regole e aprire il mercato alla competitività, abbassando i costi dei servizi per i cittadini e rendendo il paese più appetibile per gli investitori stranieri. I settori interessati sono numerosi: si spazia dalle assicurazioni alle professioni, dall'energia alle poste, dalle farmacie al turismo. Ma, ancora, la sua approvazione sembra piuttosto lontana frutto delle battaglie all'ultimo sangue da parte dei soggetti coinvolti a vario titolo dalle modifiche del ddl.
Nel corso dei passaggi parlamentari svolti sinora (alla Camera dove il ddl è stato approvato il 7 ottobre scorso), si sono persi per strada pezzi importanti. Come, per esempio, le norme che consentivano la vendita dei medicinali di fascia C nelle parafarmacie e la possibilità per gli avvocati di autenticare gli atti relativi alle vendite di immobili non residenziali sotto i 100mila euro, senza dover ricorrere a un notaio.
Ma ancora il ddl non convince tutti. E dopo le polemiche dei giorni scorsi sulle società tra dentisti ora la querelle si è spostata sull'Rc auto.
Un fronte caldissimo, soprattutto sull'abolizione dell'obbligo di accertamento strumentale per i colpi di frusta, paventato dagli emendamenti presentati da M5S, Fi e Sel, che sarebbe reso alternativo al semplice accertamento clinico al fine di tutelare maggiormente chi resta ferito dopo un incidente, ma che ha scatenato la reazione immediata dell'Ania (l'associazione delle compagnie), secondo la quale si assisterebbe ad un'impennata di danni fisici fasulli e ad un aumento vertiginoso delle tariffe. "La norma che aveva introdotto quell'obbligo - dice, infatti, il d.g. dell'Ania Dario Focarelli sulle colonne del Sole24Ore - ha permesso di ridurre i cosiddetti danni fisici lievi da 580mila del 2011 a 370mila del 2014. Un calo tradotto in un risparmio medio di 25 euro per 40 milioni di polizze, ovvero 1 miliardo di euro all'anno". Abolendola, in sostanza, si assistere a un aumento dei costi. Ma non solo. L'Ania si oppone anche ad altre modifiche apportate al ddl sempre per "accontentare" le varie categorie: come la mancata possibilità di praticare sconti per chi si rivolge alle carrozzerie convenzionate e il rialzo dei criteri su cui si basano le tabelle del tribunale di Milano per il calcolo del danno biologico.
Accordo c'è invece sul fronte equiparazione tariffaria territoriale per i conducenti virtuosi che installeranno la scatola nera, la cui determinazione dovrebbe restare in mano alle compagnie, con la possibilità del controllo dell'Ivass solo ex post.
Ma i nodi del ddl non sono ancora finiti.
Le polemiche si accendono infatti anche sul fronte tassisti, infuriati dagli emendamenti proposti a favore di "Uber", che darebbero la possibilità di regolamentare e dare trasparenza alla piattaforma online per noleggiare auto con autista usando l'app.
Non mancano, per finire, polemiche su energia e gas, per l'attuazione dei parametri che potrebbero far slittare la fine del mercato tutelato fissata al 1° gennaio 2018, e sulle Poste, che a differenza di quanto deciso inizialmente, vedrebbero sottrarsi il monopolio sulle consegne degli atti giudiziari e delle sanzioni con un anticipo di un anno (rispetto all'attuale proroga prevista per il 10 giugno 2017).
Tutte situazioni che in ogni caso dovranno essere decise entro la metà di febbraio, data della fine dell'esame in commissione e … presumibilmente dell'arrivo del ddl in aula.